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Potete tagliare tutti i fiori, ma non potete impedire alla primavera di ritornare (Mao tse-tung)

mercoledì, aprile 04, 2007

Feltrinelli mi ha tradito

-ciao, cercavo Fiesta di Hemingway?, non è tra i classici e non lo trovo-
- un'attimo controllo... aaa mi dispiace è terminato-
-Ok, allora Trenità, ma non so l'autore-
-Non lo conosco ora guardo... niente... proviamo a metterlo in ordine?-
-Mettiamolo!, guarda mi servirebbe anche un manuale di apicultura, ho dei titoli ma non ho visto nulla, nel reparto "animali"-
-Sssssi! ora diamo un'occhiata, si si ...NO! al momento non abbiamo niente sull'argomento mi dispiace, giornata sfortunata oggi!!-

FOTO, feltrinelli, autunno 2004
E' la prima volta che esco da Feltrinelli con la stessa voglia di libri di quando sono entrato.
Di solito, quando raggiungo il vicoletto dove metto la bici, vengo preso da forti crampi al portafolio... oggi ero incredulo. Non sapevo se aprire il lucchetto o no, avevo come la sensazione di avere lasciato dentro qualcosa..
Cercavo diverse cose, raro anche questo per me, di solito entro e mi faccio conquistare... credo nel colpo di fulmine.. con i libri.
Perso nella ricerca, ho tamburellato su diverse colonne di metallo nero che reggano il soppalco, il ritmo degli "At the drive in" che avevo in cuffia, guardando tra quell'arcobaleno di dorsi colorati.. tutti in ordine.. pareggiati quasi un invito a toccarli.
Mi sono consolato con un libro "Elogio alla bicicletta" di Ivan Illich, si! cercavo Trenità, non c'era e l'ho ordinato, ma la bicicletta rimane il mio primo mezzoditrasporto preferito!

1 commento:

Anonimo ha detto...

"Cos'è la Trenità: uno spazio dell'anima, un luogo del pensiero, un territorio del vissuto, o solo la dimensione in cui il protagonista del tuo romanzo ritrova se stesso?
Il pezzo della cornice che si trova al centro del libro s'intitola proprio La chiamavano Trenità;. Lì si dice che la trenità è un po' come la saudade, la nostalgia di casa che i calciatori brasiliani sentono quando vengono a giocare in Italia: è una malinconia sottile e indefinibile, è quella sorta di languore pensoso, quella rêverie che a tratti s'impossessa di noi quando viaggiamo in treno. "In treno si può", recitava una pubblicità; di qualche anno fa: il treno ci culla i pensieri, ci tiene fuori dai problemi della vita pratica, ci solleva dalle responsabilità;. Dal momento in cui il treno parte, ci troviamo in una dimensione protetta, non siamo più qui e non siamo ancora là; viviamo in una sospensione temporale che - soprattutto in epoca pre-cellulari - era una sorta di pensoso isolamento e favoriva la riflessione un po' visionaria, la memoria sentimentale, la progettualità; vaga e aperta. Questa sensazione del tempo che si ferma sul treno in corsa è quanto di più vicino conosco al paradosso del sofista Zenone, per cui - presa in ogni momento, in ogni segmento del suo percorso - la freccia scoccata dall'arciere è ferma. "