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Potete tagliare tutti i fiori, ma non potete impedire alla primavera di ritornare (Mao tse-tung)

domenica, settembre 23, 2007

La guaritrice

Le avevano detto che le avrebbe risolto i problemi alla schiena, anche se in quel momento non era di sicuro il suo problema principale. La signora, una "guaritrice" di nome Rosi l'avrebbe curata. Stava in un paesino in campagna a poche decine di minuti dal centro della città. Non me la sentivo di farla guidare da sola. L'esaurimento o depressione o come lo si voglia chiamare, era al massimo della sua potenza. Si alternavano stati di debolezza, tristezza profonda e penosa a stati di euforia e sicurezza inaffrontabili. Era uno di quei momenti. Tutto cambiava in lei, il viso si gonfiava, la voce diventava stridula, continuavo a pensare alla ripossessione diabolica.. mi dicevo "deve essere qualcosa di simile". Pensavo anche al lanciafiamme. Quante volte nella mia mente tornava quella parola "lanciafiamme" Guidare in quelle condizioni non glielo avrei permesso e mi offrii di accompagnarla, pur non riuscendo a sostenere alcun tipo di relazione con lei. Provocava in continuazione, sfogava ogni suo complesso sugli altri, martellando, incessante, come sempre aveva fatto, una goccia d'acqua dal rubinetto rotto. Appena fuori dal centro cittadino la strada si fece insolitamente più trafficata. Cercavo di non ascoltare le sue continue lamentele e i suoi ammonimenti circa il mio modo di rapportarmi con lei, il mio distacco, la mia suscettibilità, la mia poca disponibilità. Non avevo ancora parlato. Mi veniva da piangere. Era da mesi che cercavo di sostituirla in tutto, di non farle pesare nulla, di aiutarla e ascoltarla nei suoi momenti di sconforto. Stavo fuori il più possibile quando era euforica per non litigare. Mi concentravo sulla musica e sulla guida. Affrontammo una coda, ci si avvicinava e allontanava dalle auto, come sempre accade nelle code. Lei iniziò a commentare la mia guida. Come fossi distratto, come rischiassi sempre di tamponare. Ero in coda... trascinavo solo l'auto per alcuni metri in avanti.. in prima. Iniziò ad urlare, diceva che stavo rischando di tamponare...Le dissi di smettere, di lasciarmi stare. Lei continuò.. Le chiesi di nuovo di smettere. Ma lei continuò, minacciandomi di scendere, di volere chiamare un taxi "perchè mi stai facendo rischiare troppo". Un taxi... Mi concentrai di nuovo sulla musica chiedendole di smettere un'altra volta, alzando la voce. Iniziò.. a urlare più forte, con quella voce acuta, stridula, non la risonoscevo, i suoi occhi non erano i suoi occhi la bocca si muoveva strana, non era la sua bocca.. urlava e mi diceva che avevo bisogno di uno psichiatra, che il depresso ero io, ero pericoloso e mi offrivo di portarla.. urlava a pochi centimetri da me. Invocavo la calma, ovunque fosse dentro me, cercavo di raccoglierla, ma la guardavo e mi sentivo il viso diventare sempre più rosso. Bollente.. gonfio come il suo. "SMETTIII" urlai e la mia mano partì in uno schiaffo sopra il suo ginocchio. Non respiravo più. Volevo mollarla li in macchina, scendere e lasciare che andasse dove voleva. Volevo finire quel maledetto viaggio. Lei iniziò a piangere, lamentandosi, non era il suo pianto, era strascicato, fatto... una cantilena di lamenti senza lacrime. La guardai e fui investito dal rimorso, dalla paura, la pena, la rabbia nei miei e suoi confronti. Ero combattuto dal fastidio per ciò che avevo fatto e il fastidio nei suoi confronti. Sentii salire acido dallo stomaco, quel riflusso che brucia la gola e l'esofago, facendoti accorgere della presenza degli orgnai interni. La coda era svanita. Rimanemmo così.. io portavo avanti l'auto, lei piangeva.. ma c'era silenzio.. un silenzio assordante che superava il suono dello stereo e delle auto. La fila di platani lungo la strada, il sole riflesso sul vetro, la plastica lucida del volante... tutto faceva un rumore assordante. Svoltai a destra seguendo l'indicazione che avevo memorizzato. La strada divenne sterrata, canale a sinistra e frutteti a destra. Fermai la macchina, la abbracciai forte stringendola, i miei occhi si fecero pesanti la vista mi si appannò e sentii umido ai lati delle palpebre. Le dissi qualcosa, biascicai uno "scusa" seguito da altre parole sommesse. La presi per le spalle e le dissi con sicurezza che se davvero si sentiva bene come diceva avrebbe dovuto smettere di trattarmi così, che avrebbe dovuto riconoscere tutto ciò che ogni giorno si faceva per lei, le dissi che non avevo parole per la mia reazione e aggiunsi altro.. Ricordo di non averle mai parlato in quel modo, implorandola, come la richiesta di un bacio tra quindicenni, non mi guardava in faccia, continuava ripetere frasi che sembravano tratte da una tragedia napoletana... continuava a stare dentro a se stessa, capii che non mi aveva nemmeno ascoltato. Cercai di nuovo di riconoscere il mio baluardo in lei, la guardai, la cercai tra le rughe della sua fronte, tra i suoi capelli sottili, tra i pori del suo naso, tra le sue mani che sin da piccolo adoravo. Non vidi nulla di conosciuto. Lei scese e si avviò verso la casa della guaritrice... le avrebbe risolto il dolore alla schiena... Un pastore tedesco abbaio e le corse incontro. Aspettai in macchina, feci un giro tra i frutteti calpestando erba e terra. La mia mano destra sembrava pesantissima. Guardavo la simmetria dei filari. Cercavo ordine e certezza.... Non l'ho più rivista come prima.

11 commenti:

REALISTA SOGNATRICE ha detto...

eh, la vita è fatta anche di questo.
Ma per fortuna non c'è nulla che non si possa risolvere.
:)
buona settimana!

anarcoecologo ha detto...

già succedono... me ne dovevo solo liberare da più di due anni
ciao e grazie

Anonimo ha detto...

:(

Anonimo ha detto...

Per anni ho avuto paura di poter assomigliare a mio padre, di aver "ereditato" parte della sua pazzia, parte delle zone buie dentro di lui, che tanto mi facevano paura..poi ho capito che sono parte del sole perchè ho vissuto nel buio. La poesia ha sofferto con me e mi ha aiutato a ritrovare la pietà che sembrava essere persa, logorata e ferita. Ho finalmente guardato oltre e ho visto un pover uomo che odia se se stesso e l'ho perdonato..perciò forza e coraggio che "non può piovere per sempre!"..e vedrai che quando smette le cose avranno una luce diversa!"

Anonimo ha detto...

Amore e odio sono due facce della stessa medaglia e così accade che a volte l’eccesso di Amore produce dolore e sofferenza nell’altro al pari dell’Odio. Spesso si cade nell’eccesso di Amore. Riconoscerlo non è facile e allora non ci resta che imparare a perdonare e a perdonarci.
Biozia

Francesco Chiacchio ha detto...

Ciao, prima volta anche per me sulle pagine del tuo blog, ed è una buona scoperta. A presto!

anarcoecologo ha detto...

@kiakkio grazie di essere passato, ho piacere tu abbia apprezzato
@biozia sono nella fase di perdono, ho perdonato ma è cambiato qualcosa da quei giorni
@anonimapasticcera so di avere ereditato parte della debolezza e della sofferenza sua, perciò combatto per far si che non vinca mai.. E questo scrivere è una delle mie armi :)
ciaoo a tutti e grazie

Anonimo ha detto...

Volevo scriverti questo pensiero di Groddeck per consolarti, perchè le sofferenze nella vita non finiscono mai!
"Il bambino vede la luce del mondo, e l' uomo l' amerà per sempre questa luce, cercandola e procurandosela anche nelle tenebre notturne. Da un' angusta prigione esce fuori nel mondo libero, e la libertà è per l' uomo il principale oggetto d' amore.
Per la prima volta respira, assapora il piacere di far entrare in sè l' aria della vita; e per tutta la vita la possibilità di respirare liberamente sarà per lui una delle cose più belle. Durante la nascita lo tormenta l' angoscia, la paura di soffocare; e fino alla fine dei suoi giorni l' angoscia e la paura accompagneranno tutte le sue più grandi gioie, quelle che fanno battere il cuore.
Dolore egli prova nell' aprirsi la strada verso la libertà, dolore egli procura alla madre con la sua grossa testa; e per sempre egli cercherà di rinnovare l' esperienza del dolore, sia attivo che passivo."
Pasticciera

anarcoecologo ha detto...

Che strana questa visione di Greddek.. non avevo mai guardato la nascita sotto questo aspetto.. interessante.
Ora che le sofferenze non finiscano mai lo immagino anch'io e insomma non se ne esce e si cerca di vedere a luce più volte possibile
ciaoo e grazie

Anonimo ha detto...

Dopo una confessione del genere cosa può dirti una persona? Nulla,specialmente su un blog. Almeno a mio parere. Ti si può soltanto abbracciare, tenere saldo in un abbraccio e trasmetterti calore.

anarcoecologo ha detto...

ciao UADT - ti ho riconosciuto anche sotto questa sigla ;)
lo prendo tutto l'abbraccio e ti ringrazio un bacetto e mi sa che tornerò a T presto per una fiera 9-11 novembre
ciaoo